Una delle cose più difficili da far capire della telemedicina è il fatto che la telemedicina è un investimento e non un costo. Perché consente di muovere le informazioni e di non spostare i pazienti.
In Italia, per cominciare a fare la telemedicina vera, ci vuole che qualche cambiamento, nelle regole e nella spesa, arrivi. Perché oggi la telemedicina viene considerata un optional, ancora non ci sono le competenze per metterla in pratica: cioè oggi viene considerata una cosa particolarmente affascinante ma da esperti. In realtà è uno strumento che il medico deve poter usare tutti i giorni e per farla c’è bisogno che chi governa la spesa, chi governa la sanità, abbia la capacità di implementarla.
Intelligenza artificiale e IoT sono il futuro, senza dubbio. Significa un internet in cui gli oggetti si connettono e ci danno i parametri dei pazienti.
Ma noi medici non vogliamo vedere tutti i parametri ogni 20 secondi! Abbiamo bisogno di un’intelligenza artificiale, cioè di un qualcosa che processi questi parametri ma soprattutto a me il fatto che la saturazione di ossigeno sia scesa in modo importante interessa, ma solo insieme a tutti gli altri parametri. Quindi c’è bisogno di un’intelligenza artificiale che integri questi parametri.
Quando abbiamo cominciato non c’era un riferimento nazionale che definisse cos’era una tele-visita, un tele-consulto, ma soprattutto quali sono le caratteristiche per farle.
Le Regioni, avendo recepito queste linee di indirizzo, hanno recepito anche il fatto che la telemedicina è entrata a far parte dei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza. E sono misurate (le regioni) anche da quanta medicina erogano.
Di conseguenza hanno cominciato a fare gare. In tutte le regioni sono uscite delle gare, quindi la “macchia di leopardo” in Italia è vittima della frammentazione ma le linee guida ci sono, sono nei LEA, è definito a livello nazionale chi, cosa, quando, come e perché la può fare, cosa significa farla, addirittura è definito il documento degli standard di servizio.
Un’ultima battuta, qual è il limite?
Il limite è che le linee di indirizzo se non le aggiorni diventano cartaccia. Adesso il nostro sforzo è far capire quello che le nostre linee hanno fatto e quello che devono continuare a fare al nuovo ministro per cercare di essere sostenuti e supportati in questo aggiornamento che è un obbligo.